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Necropoli di Tuvixeddu e Grotta della Vipera


Necropoli di Tuvixeddu e Grotta della Vipera

La Necropoli di Tuvixeddu è la necropoli punica più grande ancora esistente. Situata nella città di Cagliari, in origine si estendeva per 80 ettari dalla laguna di Santa Gilla fino a via Is Maglias e da viale Sant’Avendrace fino a viale Merello, e fu popolata tra il VI° e III° sec a.C. dai cartaginesi. Nonostante l’antica origine punica del sito, le sue origini sono ulteriormente pregresse fino al neolitico, dove ritrovamenti di utensili in selce, ossidiana e ceramiche, con la presenza di fondi di capanne, riconducono la databilità al periodo della cultura di Ozieri. Le camere funerarie di questa ampia necropoli punica erano raggiungibili tramite un pozzo scavato nella roccia di tipo calcarea, profondo dai 2,5 m a 11 m; al loro interno, tramite una piccola apertura, si poteva accedere alla camera funeraria o cella sepolcrale. L’interno delle tombe, in alcuni casi, si presentava con interessanti decorazioni e all’interno di alcune vi sono stati dei ritrovamenti di oggetti particolari, come anfore e “lacrimatoi”, delle ampolle con all’interno delle essenze profumate, questi e molti altri, erano i contenuti dei corredi funebri. Tra queste tombe ve ne sono alcune particolarmente interessanti, come la Tombe dell’Ureo e la Tomba del Combattente, ritrovate con delle decorazioni raffiguranti delle palme e maschere, e la Tomba della ruota, che è stata ritrovata da Ferruccio Barreca. Lungo il fianco del colle di Tuvixeddu, è collocata una necropoli romana, in cui è possibile trovare numerose tombe “a camera” e “a fossa”, ma possono presentarsi anche in ulteriori tipologie, si possono contare anche: tombe a incinerazione (cremazione), arcosolio (un'arca sepolcrale internata nella parete e sormontata da una nicchia scavata nella parete stessa) e colombari (nicchie ricavate nelle pareti, al cui interno erano inserite le urne cinerarie; simili per costruzione alle “colombaie”, da cui prende il nome). Inoltre, di rilevante importanza, sempre parte della necropoli romana, la Grotta della Vipera, che è situata in vicinanza dell’uscita della città, l’attuale viale Sant’Avendrace. 

La Grotta della Vipera, è un sepolcro funerario che fu dedicato alla nobildonna romana Atilia Pomptilla, è una struttura ipogea (struttura scavata nella roccia, completamente artificiale, o riadattata da cavità naturali) e la facciata, riproduce quella di un tempietto in stile ionico composito nota per  la decorazione costituita da due serpenti affrontati scolpiti sull’epistilio (architrave formato da blocchi di marmo posti orizzontalmente sulle colonne).Venne fatta costruire per volere del marito Lucio Cassio Filippo nel II° sec. d.C. ed è costituita da due camere funerarie. Una volta all’interno delle mura è possibile leggere, in latino e greco, la storia dei due amati: il padre di Filippo, Cassio Longino, venne esiliato per volere dell’imperatore Nerone, questo causò anche l'esilio di Filippo e la sua amata Attilia, da Roma in Sardegna. Atilia offrì agli dei la propria vita in cambio della salvezza del proprio marito che era stato colpito da una grave malattia. È quindi probabile che i due serpenti rappresentassero i due sposi, la loro fedeltà e il grande gesto di sacrificio, ma il significato potrebbe essere anche un riferimento al culto di Iside e Osiride (presente sotto Nerone), oppure attribuibili alla Madre Terra, secondo diverse ipotesi. Potrebbe essere anche attribuibile al “genius” (“un angelo custode-spirito” dedito alla protezione della famiglia o dei singoli) di Cassio Filippo. La Grotta della Vipera è stata salvata dallo studioso Alberto Della Marmora, che durante i lavori di costruzione della strada Cagliari-Porto Torres nel 1822, ne impedì il disfacimento, caso già accaduto per una tomba adiacente. L’accesso alla Grotta è consentito e la si può ammirare dal cortile esterno. Dalla seconda metà del XIII° sec. (periodo medievale) molti abitanti fuggirono dalla città di Santa Igia, che fu distrutta dai pisani, per insediarsi nella città di Villa di Chiesa nell'iglesiente, ma altri superstiti decisero di abitare nella zona di viale Sant’Avendrace, alle pendici del colle. Questo portò inevitabilmente ad intaccare la zona di Tuvixeddu, e le case costruite avevano addirittura un accesso alle tombe stesse. Anche oggi è possibile vedere, nei casi di demolizione delle vecchie case del quartiere, i segni avversi lasciati, che sono maggiormente visibili dietro al Liceo Classico Siotto, in Viale Trento. 

Il colle di Tuvixeddu è stato storicamente soggetto a incurie e svalutazioni di vario tipo; dal ‘900 ospitò una cava di una cementeria dell’azienda Italcementi, e il sito venne utilizzato a scopo estrattivo fino agli anni ‘60. Tra il 1953 e 1956 venne realizzata una strada di collegamento (chiamata Canyon) che univa via Is Maglias e via Falzarego, per agevolare il trasporto su camion del materiale estratto; questo ebbe come conseguenza la divisione dell’unità fisiografica della collina, portando così a differenziare le due aree, rispettivamente di Tuvixeddu che si affaccia su viale Sant’Avendrace, e Tuvumannu a via Is Maglias. Ovviamente molte tombe furono distrutte irrimediabilmente anche se con i lavori vi furono ulteriori ritrovamenti. Durante la seconda guerra mondiale, le tombe della necropoli punica vennero utilizzate dagli abitanti come rifugi antiaerei, e i più anziani addirittura le abitarono per evitare lo spostamento continuo che ne conseguiva. Nei primi anni del 2000 vi furono dei lavori per realizzare un complesso edilizio di 400 unità abitative tra Tuvixeddu e Tuvumannu, e nel progetto era previsto anche di adibire il sito a parco archeologico e naturalistico, che avrebbe compreso una discreta area scoperta negli anni ‘60 dalla Soprintendenza Archeologica; in questo progetto era prevista anche la costruzione di un museo, volta a preservare i ritrovamenti del sito archeologico, ma questo fu bloccato nel 2007 con un decreto della giunta regionale. È nel 2014 che i lavori relativi alla costruzione del parco, vennero portati a termine, con un intervento dell’amministrazione comunale di Cagliari. Le attività clandestine dei tombaroli in questo importante sito archeologico, sono state numerose volte denunciate da diverse associazioni culturali, e nel 1994 alcuni speleologi denunciarono il disfacimento del sito, da parte di sbandati, satanisti, senzatetto e razziatori di reperti archeologici. Le conseguenze che la necropoli di Tuvixeddu dovette subire sono intuibili, a quegli scopi nefasti vi furono persino l’utilizzo di mine esplosive. Rispetto ai vari periodi di decadenza che hanno assoggettato la necropoli di Tuvixeddu, è importante citare anche le attività e i modelli che hanno contribuito ad arginare il danneggiamento del sito e la sua tutela, come l’evento della prima edizione di “Monumenti Aperti” avvenuta nel 1997, grazie alla proposta dell’Associazione di Volontariato turistico e culturale di "Amici di Sardegna”, che a proprie spese rese possibile l’apertura di Tuvixeddu. Durante l’evento collaborò anche l’Istituto Professionale di Stato, Sandro Pertini di Cagliari e circa 5000 persone visitarono il sito nel corso di un fine settimana. Dal 2014 la necropoli è stata aperta definitivamente al pubblico, dopo la XVIII edizione di Monumenti Aperti, e attualmente la necropoli di Tuvixeddu, è visitabile liberamente ogni giorno dell’anno e dalla mattina alla sera.


Informazioni

Comune

Cagliari

Indirizzo

Tuvixeddu: Via Falzarego 49, Cagliari
Grotta della Vipera: Viale Sant'Avendrace 87, Cagliari

Come arrivare

La Grotta della Vipera e la necropoli di Tuvixeddu, sono facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici urbani CTM, utilizzando le linee n. 1, n. 9.

Accessibilità

orari: 

Tuvixeddu: tutti i giorni, dalle 06:30 alle 22:00 (ingresso libero)
Grotta della Vipera: 10:00 - 14:00 / 16:00 - 19:00 martedì, giovedì e sabato

telefono: (Grotta della Vipera) +39 3662562826 / 070/651884 (Amici di Sardegna) 

e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. / Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Adatto ai portatori di disabilità

Stagioni consigliate

  • Inverno ,
  • Primavera ,
  • Estate ,
  • Autunno

Notizie varie

È noto che ad una profondità variabile tra i 20 e 60 m sotto il colle di Tuvixeddu vi sia una fitta rete di gallerie e cunicoli sotterranei che furono scavati durante i lavori estrattivi dell’Italcementi nel periodo della seconda guerra mondiale. Questi sono stati studiati accuratamente da varie associazioni speleologiche sarde, e hanno documentato dal 1950, la presenza di alcuni tratti di acquedotti romani e innumerevoli tombe puniche, ma sia le cavità che le tombe stesse della zona della collina, sono state depredate dai tombaroli. 

Di particolare importanza tra le cavità dell’antico sottosuolo di Tuvixeddu, vi è quella di via Vittorio Veneto 40, situata a pochi metri dai confini della zona artificiosa, sotto l’edificio che ospita una scuola superiore. Questa venne utilizzata come serbatoio per l’acqua dai cartaginesi e poi dai romani. Durante l’ultimo conflitto mondiale venne utilizzato come rifugio dai bombardamenti, dalla popolazione cagliaritana, ma sucessivamente fu ancora abitata dai senzatetto. 

Attraverso uno studio di archeogenetica del 2017, da parte di Claudia Viganó, in cui è stata portata avanti una ricerca sull’antico DNA dei resti di un individuo sepolto nella necropoli di Tuvixeddu, circa 2000 anni fa, è risultato che l’uomo era portatore della mutazione “Cod.39” che causa l’anemia mediterranea, e probabilmente apparteneva alla popolazione autoctona.

I versi che Lucio Cassio Filippo compose e fece scolpire nella roccia per la sua amata Atilia Pomptilla:

Possano o Pomptilla queste tue ceneri
fecondate dalla rugiada
essere trasformate in gigli ed in
verdi fronde ove sbocci la rosa
e risaltino il profumato zafferano ed il
semprevivo amaranto.
Possa tu diventare ai nostri occhi
il fiore della primavera
affinché abbia come Narciso,
questo oggetto di lacrime eterno.
Ma se Pomptilla sacrificò se stessa
per l’amato sposo, Filippo, vivendo suo malgrado,
brama ardentemente di vedere presto riunita
la sua anima a quella
della più dolce delle spose”.


Mappe

Coordinate geografiche

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